Hans Christian Andersen


nacque nel 1805 a Odense, in Danimarca. Rimase orfano del padre a 11 anni e compì gli studi in modo poco costante. Grazie a un sussidio governativo poté viaggiare a lungo in Europa e in Italia. Nonostante abbia sperimentato diversi generi letterari – scrisse infatti anche romanzi e opere drammatiche – la sua fama resta legata alle fiabe, cui si dedicò con passione tra il 1835 e il 1872, tradotte in quasi tutte le lingue del mondo. Morì nel 1875.

«Andersen scopre nuove sorgenti del meraviglioso [...], non si deve equivocare con prodotti artigianali e surrogati quali la novelletta edificante, il raccontino didascalico o moralistico, insomma quella che viene chiamata [...] “letteratura pedagogica”». Così Gianni Rodari, che vedeva nel narratore danese un grande innovatore e sperimentatore del genere favolistico. Infatti, mentre i fratelli Grimm per la loro raccolta attinsero prevalentemente al folklore e alle fonti tradizionali del popolo tedesco, Andersen fa della materia esistente il punto di partenza per le sue elaborazioni fantastiche, per le sue invenzioni anche stilistiche. Prende spesso spunto da episodi della sua vita, cosicché l’elemento tradizionale si intreccia e compenetra...