Un grande romanzo storico
Un autore da oltre 900.000 copie
Gerusalemme, 70 d.C.
Un giovane membro della famiglia di Gesù mette in salvo dalle devastazioni dei romani di Tito le memorie scritte da Giacomo, fratello di Cristo. Oltre mille anni dopo, il manoscritto ricompare a Magonza nelle mani della comunità ebraica, che intende usarlo come prova dell’assoluta innocenza dei giudei nella morte di Gesù. E ora, nel 1099, mentre la città è assediata dai crociati, il prezioso documento è di nuovo a Gerusalemme, dove lo cercano i capi cristiani per impedire che il suo messaggio provochi una scissione all’interno della Chiesa. Otto destini sono intrecciati con le sorti del memoriale di Giacomo: quelli di due sorelle ebree sopravvissute al pogrom crociato in Germania, di una prostituta semipagana e di un monaco cluniacense scampati al disastroso epilogo della crociata di Pietro l’Eremita, di un emiro arabo e di tre reduci della battaglia di Manzikert: un normanno, un bizantino e un turco. Tra inseguimenti e assalti, segreti e confessioni, gli otto personaggi lottano e combattono per la Città Santa, ma anche per riscattare le ombre del proprio passato, proteggere se stessi e coloro che amano dalle terribili privazioni dell’assedio e dalle ambizioni dei capi della spedizione crociata, mantenere dignità e umanità a dispetto dello spietato fanatismo e dell’intolleranza che li circonda.
Un grande romanzo storico sulla pagina più sanguinosa dell'antichità
«Frediani è un grande narratore di battaglie.»
Corrado Augias
«Il lettore catturato da una piacevole scrittura […] assiste a battaglie descritte con una minuziosa verosimiglianza storica […]. E ciò grazie a una salda struttura narrativa.»
Giorgio De Rienzo, Corriere della Sera
«Andrea Frediani accompagna i lettori non esperti a conoscere una civiltà straordinaria. Senza perdersi in luoghi comuni e tenendo fede alla correttezza della ricostruzione storica.»
Matteo Nucci, il Venerdì di Repubblica
«Frediani è abile […] nel portare i lettori in prima linea, fra scintillii di spade e atroci spargimenti di sangue.»
Giuseppe Di Stefano, Corriere della Sera