Cura e traduzione di Lucio Chiavarelli
Edizione integrale
Considerato uno dei più fulgidi esempi di erotismo nella letteratura dell’Ottocento, questo romanzo mette a nudo nel modo più diretto e inequivocabile, con la perentorietà dei raggi solari in un meriggio torrido, «l’altra faccia dell’eros», ovvero l’omofilia dei personaggi femminili. Costituisce perciò non soltanto una novità nell’ambito della produzione di Balzac, ma anche il suo desiderato aggancio alle vere problematiche della società contemporanea, la realizzazione del suo progetto di riprodurre tutta la realtà della prima metà del secolo in una narrazione capace di illuminarne anche gli aspetti più oscuri, più segreti. Tra tutti i romanzi brevi di Honoré de Balzac La fanciulla dagli occhi d’oro è quello che meglio e più di ogni altro esemplifica la sua triplice natura: di narratore (cinico, obiettivo, analitico, ma anche romantico e appassionato, sintetico fino al mistero), di politico e di pittore.
Quella stanza, quella vecchia donna, quel caminetto quasi spento, tutto aveva il potere di gelare l’amore, se lì non ci fosse stata Paquita, su una grande poltrona, con una vestaglia seducente, finalmente libera di gettare le sue occhiate d’oro e di fuoco, libera di mostrare il piedino ricurvo, libera in ogni suo luminoso movimento.