Cura e traduzione di Guido Bulla
Edizione integrale con testo inglese a fronte
Vero archetipo della cultura moderna, La tempesta, forse l’ultima opera scritta per intero da Shakespeare, è uno scrigno di significati. Grazie alla sua consuetudine con le pratiche di magia, Prospero, duca di Milano esiliato su un’isola deserta insieme alla candida figlia Miranda, riesce a vendicarsi dell’usurpatore, suo fratello Antonio, e del suo complice Alonso re di Napoli. Avversato dal subumano Caliban, servo diabolico e deforme, ma assecondato da Ariel, delicato spirito dell’aria, Prospero riprende infine il proprio ducato. Il matrimonio tra Miranda e Ferdinando, figlio di Alonso, stende un velo di riconciliazione sulla vicenda. Eterea come l’essenza di Ariel, profonda come la saggezza di Prospero, la commedia cela dietro la trama fiabesca una stupefacente ricchezza di spunti e motivi. Innumerevoli le interpretazioni critiche (d’impostazione filosofica, politica, religiosa, psicoanalitica, postcoloniale, neostoricistica, di gender…) che l’opera continua a suscitare. Ma forse La tempesta è “solo” la splendida favola della virtù, intesa come bellezza, integrità morale e generosità, che lotta contro la cattiveria e la volgarità. Nella recente versione cinematografica di Julie Taymor (2010) l’interpretazione di un Prospero al femminile è affidata al premio Oscar Helen Mirren.
«Lo stesso immenso globo e quello che contiene,
Sì, tutto andrà dissolto, e, come lo spettacolo
Incorporeo che abbiam visto svanire,
Non lascerà uno strascico di nuvole.
Siamo della materia di cui son fatti i sogni,
Ed è cinta da un sonno la nostra vita piccola.»