A cura di Sergio Campailla
Edizioni integrali
Uno, nessuno e centomila segna l’altissimo epilogo della tensione narrativa di Pirandello e costituisce uno degli esiti più nuovi della letteratura del Novecento. All’interno dell’accidentata geografia di naufragi esistenziali di cui è percorsa l’opera pirandelliana, il lucidissimo Vitangelo Moscarda approda alla conquista di quella sofferta accettazione dell’incompletezza di se stessi che passa attraverso la via della rinuncia e della solitudine. La stessa che vuole seguire Serafino Gubbio, eliminando tutte le maschere, aspirando a quell’impassibilità che è disponibilità assoluta, regredendo fino a diventare uno spazio bianco. La crisi dell’io che si frantuma nel moltiplicarsi di prospettive e punti di riferimento conduce i protagonisti di questi due romanzi all’abbandono definitivo di ogni legame con la realtà.
«Studio la gente nelle sue più ordinarie occupazioni, se mi riesca di scoprire negli altri quello che manca a me per ogni cosa ch’io faccia: la certezza che capiscano ciò che fanno.»